Il Museo di Capua e la storia del culto delle Matres Matutae

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Le Madri di Capua: tesoro del Museo Campano di Capua

La collezione delle Matres Matutae

Uno scrigno, spesso sottovalutato o comunque poco pubblicizzato, dove è possibile riscoprire millenni di storia della nostra terra: questo è il Museo Campano di Capua, che può vantare esposizioni di assoluto prestigio. E tra le varie sezioni impossibile non citare la collezione dedicata al culto delle Matres Matutae, ovvero le Madri di Capua.

Il museo Campano: tesoro di Capua

Il museo campano di Capua è ritenuto fra i migliori musei d’Italia per l’enorme quantità di reperti archeologici esposti. Situato al centro dell’antichissima Capua, fra il Palazzo Antignano e parte dell’ex settecentesco Monastero della Concezione, il Museo è un’autentica passeggiata fra le meraviglie più antiche della Campania Felix.

Il museo campano di Capua

L’ingresso del museo

Aperto al pubblico, sul finire dell’Ottocento, i suoi reperti sono sopravvissuti al triste bombardamento della città di Capua del 1943. L’allora previdente direttore Gian Luigi Vetosta fece nascondere tutti i manufatti, per poi predisporli nuovamente al pubblico. Risorto dai danni del conflitto, il Museo da allora presenta ben 32 sale ed è suddiviso in due reparti: Archeologico e Medievale. Vi è inoltre la Biblioteca di Terra di Lavoro, con oltre 70.000 volumi, ed una Pinacoteca. Quello che però rende unico il museo di Capua è stata la scoperta, e la successiva esposizione, delle Matres Matutae.

La scoperta delle Matres Matutae

Le Matres Matutae sono delle Kourotròpoi ovvero statue di donne sedute su troni, gambe leggermente divaricate e con due bimbi in fasce. Realizzate in tufo, il loro ritrovamento fu unico non solo per il valore archeologico, ma anche per la singolare storia che si cela dietro di esse. Nel 1845 l’architetto Carlo Patturelli, che aveva partecipato ai lavori per la Reggia di Caserta, intendeva costruire un villino nel proprio fondo, in località Petrara, nell’attuale Curti. Durante gli scavi, vennero scoperti diversi reperti dal valore monumentale e una straordinaria quantità di oggetti: terrecotte figurate di ogni tipo, gioielli ed infine statue di soggetti femminili quasi tutte con la stessa identica postura, le Matres Matutae. Queste, considerate prive di qualsiasi eleganza classica, furono seppellite nuovamente a causa del timore dell’architetto Patturelli di perdere la proprietà. Per diversi anni le madri rimasero nascoste fino al 1873, anno in cui lo stesso Patturelli favorì la riscoperta delle opere.

una delle opere esposte al museo di capua

L’elevato numero delle statue e oggetti monumentali rinvenuti, confermano l’esistenza di un santuario. Nonostante le tante opere riportate alla luce però, ad oggi non è stata ritrovata alcuna testimonianza storica o letteraria della struttura. Questo ha reso impossibile risalire a diversi dettagli del santuario, inclusa la planimetria.

Il Culto della Mater Matuta

Ma chi è la Mater Matuta? Il culto della Grande Madre – o Grande Dea – affonda le sue radici in epoche lontane, preistoriche, ed è tipica della realtà mediterranea. Nei secoli tale culto si è diffuso coinvolgendo tutte le grandi civiltà del passato. La Mater Matuta, in particolare, ne sarebbe una singolare variante di origine Italica, entrata poi a far parte del mondo romano. Nella mitologia a Roma, la Mater Matuta era la dea della Mattina o dell’Aurora, la madre dell’inizio, della vita, ed in un senso più stretto della fecondità.

una delle matres matutae

La Mater Matuta riconosciuta quale statua centrale del culto, a Capua

Insomma, una divinità che rispondeva perfettamente alle esigenze delle antiche popolazioni agricole così legate alla nascita dei figli, da impiegare successivamente nella lavorazione dei campi. Il culto era celebrato nel Tempio Boario vicino il porto fluviale di Roma, l’11 Giugno. La celebrazione della Matralia era riservata alle donne sposate, univirae, che in quest’occasione potevano recarsi al tempio per chiedere favori alla dea per sorelle, zie o nipoti di sesso femminile. La festa, nata in onore delle matrone, divenne la festa della seconda madre, o più genericamente un vero e proprio modello di solidarietà femminile.
Le donne sposate entravano nel tempio accompagnate da una schiava che, dopo aver spazzato, veniva cacciata a frustate. Dopo tale gesto, l’univira, poteva offrire alla divinità focacce gialle in rustiche scodelle.

Le Madri Capuane: teorie ed esposizioni

Sulla collezione di Matres Matutae di Capua vi sono diverse teorie. L’enorme quantitativo di statue, di ogni dimensione, fa pensare che si tratti di manufatti offerti dalla popolazione ad un unica Mater Matuta, a cui era forse dedicato il santuario, quale ex-voto per ringraziare del parto felice. C’è poi la teoria che rimanda tali reperti al culto di Cerere. Questo perché la Mater Matuta campana veniva raffigurata con in mano una colomba ed una melagrana, quest’ultimo simbolo proprio della dea della terra. E vista la grande diffusione in Campania di templi e celebrazioni in onore di tale figura, alcuni studiosi hanno avanzato questa ipotesi.

la collezione del museo campano di capua

Due Matres Matutae fra le più antiche ritrovate.

Le Madri furono esposte per la prima volta al pubblico del 1933, disposte su un podio di muratura che andava a riprendere l’ipotetica collocazione nel santuario. L’attuale esposizione risale invece al 2012, con tutti i manufatti – di cui alcuni completamente restaurati – ricollocati per seguire gli attuali criteri museografici.
Ad oggi quella della Matres Matutae è una delle collezioni più importanti al mondo, nonché motivo di vanto per tutta la città di Capua. E questo non fa che rendere il Museo una tappa imperdibile per tutti gli amanti della storia campana, e non solo.

 

 

Le Madri di Capua: tesoro del Museo Campano di Capua ultima modifica: 2018-02-21T17:33:02+01:00 da Giulia Gelsomino

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