Viaggio nell'abbazia benedettina di Sant'Angelo in Formis

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CHIESE MONUMENTI

Alla scoperta dell’abbazia benedettina Sant’Angelo in Formis

L'abbazia dall'esterno - Foto di Luca Cerabona

Da molti considerati secoli bui, quelli dell’Alto Medioevo ci hanno consegnato opere di inestimabile valore. Alcune di queste è possibile ammirarle anche nel casertano, grazie ai lasciti delle tante civiltà che hanno calpestato questi territori. Tra le più suggestive merita sicura menzione l’Abbazia benedettina di Sant’Angelo in Formis, sita non molto lontano dalla città di Capua. Ma chi si cela dietro questo piccolo gioiello architettonico?

Da tempio pagano a luogo di culto cristiano

Uno dei rilievi montuosi più importanti (storicamente parlando) del casertano è quello del Tifata. Attorno ad esso si sono sviluppati, nel corso dei secoli, diversi importanti centri abitati come Santa Maria C.V., San Leucio o, per l’appunto, Sant’Angelo in Formis. Qui vi sono testimonianze di vari insediamenti ancor prima dei romani, attratti sia dalla posizione strategica che dalla fertilità di quelle terre bagnate dal Volturno.
Con l’arrivo dei romani venne costruito un tempio in onore della dea Diana Tifatina, protettrice e custode dell’omonimo monte. La vicinanza con l’importante città di Capua (Santa Maria C.V. ndr) permise a quel tempio di esser frequentato abitualmente da moltissime persone. Questo almeno fino all’avvento del Cristianesimo e alla caduta di Roma.

La facciata dell'abbazia con il campanile

Foto di Gianfranco Vitolo

Con la fine dell’Impero Romano d’Occidente varie civiltà si susseguirono lungo tutta la Penisola. Tra questi i longobardi che, dopo aver fortificato Casertavecchia, rivolsero il proprio sguardo a valle. Nei pressi di quell’antico tempio romano costruirono una chiesa per celebrare il culto micaelico. Tale culto concentrava le attenzioni attorno alla figura dell’arcangelo Michele, e in tutto il territorio vennero eretti santuari in suo onore (tra i più importanti quello del monte Garzano).

Proprietà contesa: i litigi tra il vescovato e l’Abbazia di Montecassino

Nel X secolo la chiesa venne donata all’Abbazia di Montecassino dal vescovo di Capua Pietro I. La volontà dei monaci era quella di realizzarvi un monastero, ma il nuovo vescovo capuano Sicone negò la proprietà concessa dal suo predecessore. Iniziò una lunga diatriba che si concluse con una bolla papale firmata da Marino II: la chiesa di Sant’Angelo in Formis doveva essere restituita ai monaci. I cassinesi non ebbero però tempo di cantar vittoria che la struttura passò nuovamente al vescovato di Capua. Nell’XI secolo questo lo cedette al Conte di Aversa Riccardo Drengot che costruì un cenobio dove ritirarsi in preghiera. Nel 1072 la chiesa tornò nuovamente nelle mani dei frati cassinesi, con l’abate di Montecassino Desiderio che incentivò vari interventi al complesso.

L'interno dell'abbazia

L’interno dell’Abbazia – Foto di Sam

Numerose opere vennero realizzate sia fuori che all’interno della chiesa, che fu ampliata seguendo la struttura dell’antico tempio pagano. Soffitti e pareti furono decorati con numerosi affreschi di scuola bizantina che rappresentano, ancora oggi, una viva testimonianza dell’arte pittorica di quegli anni.
Nei secoli successivi l’Abbazia di Sant’Angelo in Formis (conosciuta anche come Chiesa di San Michele) cambiò più volte proprietà. Questo fino al 1779 quando venne dichiarata Patronato Regio.
Tra la fine dell’Ottocento e il Novecento diverse opere di restauro investirono il complesso, terminate solo nel 1980. Diversi anni fa, infine, è stato chiesto all’UNESCO il riconoscimento come Bene dell’Umanità. Pratica ancora in attesa di responso da parte dei commissari.

L’opera benedettina di Sant’Angelo in Formis

Come detto poc’anzi, l’abbazia ha subito nel tempo varie modifiche. La struttura si presenta oggi con una facciata caratterizzata da un porticato con cinque arcate decorate con gli affreschi dell’arcangelo Michele, della Madonna e di alcuni episodi legati alle vite degli eremiti Antonio e Paolo. A destra, guardando l’ingresso, il campanile realizzato con il materiale dell’antico tempio romano.
All’interno una serie di opere di assoluto prestigio narrano le vicende delle Sacre Scritture. Di sicuro effetto è l’affresco della controfacciata relativo al Giudizio Universale.
La perfetta armonia tra architettura e pittura regala uno spettacolo unico, con ogni dettaglio capace di catturare l’attenzione del visitatore. Gli elementi romani si integrano alla perfezione con quelli longobardi e bizantini, il tutto impreziosito dalla mano di alcuni grandi artisti dell’epoca. Una tappa obbligatoria sia per i turisti, ma anche per i casertani, spesso ignari dei gioielli situati a due passi da casa.

Tesori casertani nascosti e da valorizzare

Foto di Granfranco Vitolo

Per la foto di copertina si ringrazia Luca Cerabona

Alla scoperta dell’abbazia benedettina Sant’Angelo in Formis ultima modifica: 2018-01-30T13:30:15+01:00 da Gabriele Roberti

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