La storia di Nicoletta Sbordone: una Casertana alla BBC - itCaserta

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La storia di Nicoletta Sbordone: una Casertana alla BBC

Nicoletta sbordone

«Non sono molto brava a prendere decisioni. Anzi, a dire tutta la verità sono un vero disastro. Quando devo ordinare una pizza fisso a lungo il menù. E puntualmente mi ritrovo a chiedere la pizza che non voglio. Errare, in quel contesto, sarebbe stato come mangiare per un anno pizze sbagliate.»

A parlare è Nicoletta Sbordone, classe ’94 nata e cresciuta a San Prisco, uno dei tanti paesi in provincia di Caserta in cui si può vivere tranquilli. La conosco da quando era una bambina curiosa amante dei gelati al cioccolato. Oggi Nicoletta è una ragazza simpatica, allegra, estremamente sensibile, con degli occhi color nocciola che brillano di luce propria. Questa ragazza così giovane rappresenta l’idea che, studio, sacrifici e la giusta dose di fortuna, può portare alla realizzazione di un sogno.

La storia raccontata dalla sua protagonista: Nicoletta

«Mi sono trasferita a Londra il 20 settembre del 2015. Ormai sono quasi due anni che vivo qui. Se ti dicessi che è stato molto bello dall’inizio mentirei. È stato tutto frutto di una serie di eventi concatenati. Fatti capitati per puro caso. Nessuna logica. Niente di preventivato. A partire dalla scelta dell’università.»

Con questo incipit la nostra chiacchierata su Skype prende ufficialmente il via. Le chiedo di raccontarmi tutto dall’inizio. Di partire dal giorno in cui decise di iscriversi alla Luiss a Roma. È necessario affinché si possa davvero capire il motivo per il quale si trovi ora a parlarmi dalla sua casa nel quartiere di Camden Town nel paese della Regina Elisabetta.

Quartire di Camden Town

«Nella mia vita accade sempre tutto, o quasi, come un gioco. Ho fatto i test di ammissione alla Luiss per accompagnare un amico. Il PPE (Politics Philosophy Economics) mi incuriosiva come può incuriosirmi un nuovo gusto nella gelateria di fiducia. Perché di base mi sono sempre piaciute le cose che vanno un po’ più il là degli standard che la nostra società definisce “normali”. Credo sia anche uno dei motivi principali per il quale mi sono iscritta al conservatorio come sassofonista (ma questa è un’altra storia).»

Eh già. Perché quella che ha deciso di raccontare a noi riguarda principalmente la sua vita professionale e lavorativa. La storia di ciò che è oggi e del percorso che ha fatto per raggiungere il suo piccolo grande primo traguardo.

Quando e dove tutto ebbe inizio: la LSE

«Dopo essermi laureata alla Luiss (che ambiente ragazzi!) mi sono ritrovata a pensare in grande. Avevo frequentato negli ultimi anni luoghi e persone molto stimolanti. Ogni giorno mi ritrovavo a superare  un mio limite. Il mio futuro sarebbe stato all’estero e questo mi era abbastanza chiaro. Ma dove? Tra le tante cose prese in considerazione mi ero focalizzata su due alternative: Dublino e Londra. Trinity College e London School of Economics and Poltical Science (LSE). Da una parte mi sarei occupata dei diritti umani, dall’altra di media e comunicazione. Avevo sul piatto della bilancia due esperienze completamente diverse che pesavano tantissimo.»

Mentre parla, Nicoletta gioca con i suoi lunghi capelli mossi e non riesce a guardarmi negli occhi. Anche se siamo lontane miglia riesco a percepire la sua emozione. Raccontare è ricordare. Raccontare è rivivere quei momenti. È stato come se l’avessi messa di nuovo davanti alla scelta. Mi spiega quanto sia stato difficile optare per la capitale dell’Inghilterra e non per quella dell’Irlanda che, tra l’altro, le piaceva anche molto di più. Ma Londra è sempre Londra e la LSE è la prima facoltà al mondo per media and comunication.

LSE- London School of Economics

«I primi tempi sono stati angoscianti. Mi sentivo stupida e indietro rispetto glia altri. Ero la più piccola, senza alcuna esperienza lavorativa e soprattutto non ero del posto. Succedeva tutto troppo velocemente. Non avevo nemmeno  realizzato che mi fossi trasferita davvero. Inoltre il master alla LSE era tostissimo. Ho trascorso dodici mesi senza prendere fiato. Tutti in apnea tra un libro e un altro. Mi veniva richiesta sempre un’opinione personale. Frequentavo classi composte da dieci persone e l’ambiente era molto competitivo. Bisognava attualizzare tutto ciò che studiavamo e rendere le cose tangibili. Nessuna teoria dunque. Nulla di astratto. Eravamo solo noi e quello che ogni giorno riuscivamo a dire, fare ma soprattutto a concretizzare.»

Dalla fine del master all’application per la BBC

«Il piano di studi vedeva il suo completamento a Los Angeles. A una settimana dalla scadenza diedi notifica che non sarei più partita. Non avevo alcuna borsa di studio e non ce la facevo a pensare che sarei dovuta andare dall’altra parte del mondo per studiare le stesse cose. Da quel momento in poi la mia unica preoccupazione fu quella di trovare un lavoro.»

Il lavoro. Fine ultimo di ogni percorso di studio risulta essere sempre una meta visibile solo in lontananza. Anche se vivi nella Capitale dalle mille opportunità. Nicoletta, infatti, ci tiene a dirmi e a sottolineare che non ha avuto meno difficoltà di un neo laureato in Italia.

Come ti sentivi? Qual erano le tue sensazioni?

«Mi sentivo sola. Tremendamente sola. L’estate del duemilasedici l’ho trascorsa piangendo. Tra un intership e centinaia di application rifiutate è arrivato l’inverno. A Febbraio ho compiuto ventitré anni e fatto un patto con i miei. Sarei rimasta a Londra in totale un anno e, se non avessi trovato nulla, sarei tornata in Italia. Iniziai a vivere così con molta ansia il fatto che non riuscivo a trovare un’occupazione. Mi mancava casa ogni giorno, ma pensare di tornare definitivamente era angosciante. Così durante un pomeriggio come un altro, alla cinquantesima application, sono stata chiamata dalla BBC Wordwide. Mi hanno subito presa e messa davanti alla scelta di due posizioni. Ancora una volta avevo addosso una paura tremenda di sbagliare. Però posso dirti di essere molto soddisfatta per le modalità con le quali ho fronteggiato la situazione.»

Nicoletta sbordone

«Qui alla BBC mi sento libera di esprimermi. Di fare ciò per cui ho studiato. Sento di far parte del team e ogni giorno è una soddisfazione.»

Nicoletta e l’Inghilterra: una perfetta storia d’amore

Improvvisamente la nostra protagonista si tace. Alza gli occhi lucidi e sorride. Siamo arrivati alla fine della storia e lei l’ha raccontata tutta d’un fiato.

«Quando si vive soli lontani da amici e familiari» – mi dice con tono serissimo – «cambia totalmente la percezione di ogni cosa. Oggi percepisco diversamente anche lo spazio e il tempo. Io amo l’Italia. Ancora di più la mia regione e il mio paese. Però ogni volta che torno a casa mi accorgo di essere diversa dai miei coetanei. Non vorrei sembrare in alcun modo presuntuosa, ma a Londra io sono diventata adulta davvero. Questa città mi ha reso donna a ventitré anni. Nonostante il mio approccio iniziale con essa sia stato pessimo, oggi ne sono totalmente innamorata. Amo i suoi mercatini, i luoghi al riparo dai turisti, il mio quartiere. Le lunghe passeggiate sul fiume, i parchi verdi e tutte le persone che Londra mi ha fatto conoscere. L’Inghilterra mi fa star bene tanto quanto mi ha fatto soffrire. La Brexit, ad esempio, l’ho vissuta malissimo.»

Nicoletta sbordone

«Come quando anche il fidanzatino del liceo ti lascia. Ecco, una perfetta storia d’amore in tutti i suoi bei passaggi. Screzi iniziali, amore folle, delusione e poi quel tacito accordo di compromessi che ti fa vivere serenamente. Mi sento appagata, felice, soddisfatta! Tutto questo anche grazie alla mia meravigliosa famiglia, al supporto morale, fisico, economico. Ai mie genitori e alle nostre lunghe chiaccherate liberatorie, a mia sorella con la quale ho uno splendido rapporto che non mi ha mai lasciato sola. Oggi mi sento realizzata qui a Londra con un pezzo di cuore nel belpaese

Tre domande per Nicoletta Sbordone

1) Se potessi tornare indietro cosa non rifaresti?

«Rifarei tutto, però su certe cose penserei un po’ di meno. Mi riferisco soprattutto alla mia particolare gestione dei rapporti. Tornassi indietro, mi tratterrei di meno e lascerei che le cose vadano così come devono andare. Vivendo tutto con più serenità.»

2) Qual è la cosa che ti piace di più di Londra?

«Il modo in cui ma fa sentire. Come ti ho già detto, qui mi sono sentita adulta per la prima volta. Autonoma, indipendente, responsabile di me stessa. In diversi ambiti – quello lavorativo e professionale in primis, ma anche su quello emotivo – sono cresciuta moltissimo.»

3) Se potessi essere un quadro, un film o una canzone, quale saresti?

«Posso dirteli tutti? Dunque, per quanto riguarda il quadro dico senza nemmeno pensarci: Il pesce che canta di Mirò.»

«Perché penso che ci sia molta poesia in un pesce che canta. Mi fa sentire a casa. Poi perché prima di partire ho rubato una t-shirt a mamma sulla quale c’è una stampa di questo quadro. È il mio quadro preferito. Ti mostra come dovrebbe essere la vita. Come in Nothing Hill la capra che suona il violino.»

«Per il Film ti dico senza alcun dubbio: Il favoloso mondo di Amelie. È scontato, ma molto vero.»

«Per la canzone invece sarei I’ve just seen a face dei Beatles. È una canzone che descrive il frammento di un istante. In tre minuti riesce a descrivere la frazione di secondo in cui vede il volto di lei. È una canzone allegra mette felicità e poi credo sia perfetta per me che sono capace di innamorarmi in un attimo anche solo di un piccolo istante!!»

La storia di Nicoletta Sbordone: una Casertana alla BBC ultima modifica: 2017-07-07T12:00:29+02:00 da angelaorlando

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