Il pozzo è stato per lungo tempo uno degli elementi più importanti del tessuto urbano: non essendoci l’acqua corrente era infatti necessario per i rifornimenti idrici. Esso ha inoltre un valore simbolico, perché rappresenta una via di collegamento tra la superficie e le acque sotterranee, tra la luce e le tenebre, e quindi tra il regno dei vivi e quello dei morti.
Tanti sono infatti le leggende e i personaggi legati ai pozzi, da quelli religiosi, come le tante Madonne del Pozzo o del Bagno, a quelli malvagi come la Manalonga, una delle streghe di Benevento. Megera dal carattere ingannevole come l’acqua, la Manalonga vive nei fossi e nelle paludi, e tira con sé sul fondo coloro che osano affacciarsi su questi luoghi. Essa racchiude i significati negativi dell’umidità e di tutto ciò che è putrido e ristagnante. La versione alifana della Manalònga è Maria Còtena.
Come la cugina beneventana Maria Còtena afferra i bambini che si affacciano ai pozzi. Ella li stringe con le sue lunghe mani artigliate e li trascina con sé verso le profondità della Terra.
Oltre alla Manalònga esistono altri personaggi assimilabili a Maria Còtena, non solo in diverse tradizioni culturali campane, ma anche nella mitologia greca ed in quella germanica, così come in alcune tradizioni russe e brasiliane. Per esaltare il candore e la purezza della Vergine Maria, all’interno del presepe settecentesco della Cattedrale di Alife, c’è un pozzo che richiama proprio il personaggio di Maria Còtena, simbolo demoniaco della donna del pozzo che si contrappone alla Madonna.
La storia di Maria Còtena
Maria era una bellissima alifana rimasta vedova purtroppo troppo presto. Il defunto marito era un venditore di cotiche (còtene nel dialetto locale) e proprio dal suo mestiere derivava il soprannome della moglie. La donna, dopo la dipartita del consorte, era divenuta tanto povera da non riuscire spesso neanche a far mangiare il suo amato figlio.
Un giorno un giovane giunse a cavallo e vide Maria intenta a fare il bucato. Egli la avvicinò e si mise a discorrere con lei. I due erano molto attratti l’uno dall’altra. Purtroppo però il bel giovane era giunto in città con l’inganno: egli aveva intenzione di sottrarre Alife al suo signore, molto amato dal popolo per il suo profondo senso di giustizia e per il disprezzo che nutriva nei confronti delle armi. Il giovane straniero aveva dunque avvicinato Maria allo scopo di strapparle informazioni utili per conquistare la città, ma ne rimase così colpito da decidere che, una volta riuscito nei propri intenti di conquista, l’avrebbe presa in sposa.
La conquista della città
Durante la notte il cavaliere e il suo esercito attaccarono Alife e imprigionaro il Feudatario e la sua famiglia nelle segrete del castello. La popolazione, estremamente scossa nell’apprendere la notizia, fu interamente convocata al castello dal nuovo signore. Maria giunse al castello col proprio bambino. Quando la donna riconobbe il giovane straniero e capì cos’era accaduto scoppiò in un inconsolabile pianto, attanagliata dai sensi di colpa. L’invasore nel vederla la chiamò a sé e, una volta che ella ebbe obbedito, rivelò al popolo il suo ruolo chiave nella conquista della città e la chiese in moglie.
Il popolo inferocito le si scagliò contro accusandola di tradimento. Qualcuno, nella calca, afferrò il figlio di Maria e lo lanciò nel pozzo del castello. La donna distrutta dal dolore spiegò di essere stata ingannata dal giovane invasore. Subito dopo ella morì gettandosi nello stesso pozzo in cui era stato buttato il figlio. Lo stranierò capì dunque di non poter conquistare l’amore del popolo di una città presa con l’inganno, perciò decise di abbandonare il territorio conquistato. Prima di andar via stabilì che il famigerato pozzo dovesse diventare la tomba della sua amata. Il cavaliere ordinò quindi che fosse riempito di gioielli e lo fece chiudere.
Il fantasma di Maria
Si dice che ancora oggi lo spirito di Maria vaghi nei pozzi e nei sotterranei della cittadina. Ella ha i capelli coperti da ciuffi di capelvenere e le unghie lunghissime. Lo spirito mira ad uccidere chiunque cerchi di trovare il tesoro sepolto nel pozzo del castello. Ma lo scopo di quest’anima triste è soprattutto quello di tirare giù nei pozzi, afferrandoli per i capelli, tutti i bambini che vi si sporgono. Questa è la sua vendetta contro il popolo alifano, reo di aver ucciso suo figlio.