Giovan Battista Graziano: l’eredità dimenticata di Aversa

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ARTE PERSONAGGI

Giovan Battista Graziano e l’arte dimenticata

Giovan Battista Graziano - uno dei suoi dipinti più famosi

L’arte, in tutte le sue forme, dovrebbe essere sempre celebrata e ammirata, così come i suoi fautori. Sì, perché chiunque sia in grado di produrre arte, conserva in sé una scintilla, un fuoco, che accende gli animi di coloro che possono godere di tanta bellezza. Numerosi sono gli artisti adeguatamente omaggiati del nostro territorio, e tanti quelli che vengono ricordati con gioia. Purtroppo, però, altri sono caduti inspiegabilmente preda dell’oblio del tempo, sebbene il loro talento fosse ragguardevole. Oggi vi parliamo di Giovan Battista Graziano, il pittore dimenticato!

Giovan Battista Graziano: un limbo lungo secoli

Tra tutti i nomi di coloro che hanno saputo interpretare lo spirito della propria città, attraverso la sublime arte pittorica, emerge (a fatica) quello di Giovan Battista Graziano. Originario di Aversa, il capace artista cinquecentesco è stato senza motivo relegato nel più totale silenzio, e quasi dimenticato senza neanche il beneficio della menzione nelle considerazioni dello storico napoletano Bernardo De Dominici. Graziano, nonostante la scarsa fama di cui godette sino alla morte, partecipò a diverse creazioni di tutto rispetto nel suo amato paese. Decorò infatti alcune delle più importanti chiese di Aversa, più precisamente replicando due pale del pittore senese Marco Pino: la Pentecoste, (forse) il Martirio di san Biagio per l’omonima chiesa, la Presentazione al Tempio e la Circoncisione per la chiesa dell’Annunziata. Fu attivo tra il 1574 al 1590, e in questi anni affinò le sue tecniche, che si limitavano spesso alla copia di altre opere più famose.

Madonna del Rosario, di Marco Pino, pittore che fu d'ispirazione per Giovan Battista Graziano

Madonna del Rosario, di Marco Pino, pittore che fu d’ispirazione per Giovan Battista Graziano

Più che alla ricerca di nuovi spunti, Graziano amava dedicarsi alla quasi maniacale cura dei particolari, cercando di diffondere tra la gente di Aversa gli stili e le innovazioni dei grandi maestri. Il suo linguaggio artistico conciliava sapientemente i modelli compositivi di Raffaello, equilibrati e simmetrici, con quelli di Michelangelo, dalle forme contorte e serpentine. Secondo le fonti, sarebbero sue anche la tavola di San Giorgio che uccide il drago, nella chiesa omonima di Trentola Ducenta, e la Trasfigurazione nella chiesa di Succivo (oggi dispersa). Anche Avellino ospita un lavoro di Giovan Battista Graziano: la Vergine col Bambino, ubicata oggi nella Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Qui Graziano avrebbe apposto la sua firma, qualificandosi come abate. Ciò denota un suo grande impegno religioso, ed una fervente partecipazione alla vita ecclesiastica del tempo.

Emarginazione e riscatto

Per quanto fosse un talentuoso pittore, Giovan Battista Graziano non fu mai abbastanza ricordato. Questa dolorosa emarginazione è proseguita purtroppo anche in tempi più o meno recenti. La storiografia ha sempre rinnegato il pittore nostrano, anche nei primi tentativi di evidenziare tutte le componenti del linguaggio pittorico degli artisti meridionali attivi nel XVI secolo. Solo lo studioso Pierluigi Leone de’ Castris ne fece menzione, nei suoi due contributi sugli aspetti della pittura cinquecentesca a Napoli. Del Graziano nulla si conosce, nemmeno la sua data di nascita. Le sue origini aversane sono note soltanto perché lui ne andava talmente fiero da esplicitarle in alcuni suoi dipinti.

Giovan Battista Graziano - Il Duomo di Aversa

Il Duomo di Aversa, dov’è conservato il dipinto dei Santi Pietro e Paolo di Giovan Battista Graziano

Traccia di quest’uomo a cavallo tra realtà e leggenda appare in un antico contratto, redatto a Napoli dal notaio Giacomo Aniello Della Porta. Il pittore napoletano Leonardo Castellano, secondo lo scritto, aveva preso accordi con una certa donna Laura Piscicella, abbadessa del monastero di San Gaudioso. Ella richiedeva un dipinto, rigorosamente ad olio, per un compenso di 115 carlini (una cifra per l’epoca esorbitante). Tale opera doveva raffigurare l’Ascensione, Santa Fortunata, i Santi Carponio e Gaudioso, Prisciano ed Evaristo. La firma di Graziano, congiunta con quella di Antonio Naclerio, lascia credere che l’artista dovesse fare da giudice o testimone di tale accordo, assieme a quest’ultimo. Dimenticato e privo di riconoscimenti, Giovan Battista Graziano ci appare più come un fantasma che come un famoso pittore. Che sia questo il secolo che gli riconoscerà quanto gli è dovuto?

Giovan Battista Graziano e l’arte dimenticata ultima modifica: 2019-02-11T15:51:38+01:00 da Marcella Calascibetta

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