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Il paesaggio casertano nei ricordi dei poeti

Paesaggio casertano - Panorama

Quando il turismo moderno mosse i primi passi nella seconda metà del Settecento, era un qualcosa di molto intimo ed elitario. Solo gli esponenti della borghesia e aristocrazia europea, infatti, potevano permettersi un lungo viaggio e l’Italia, con la sua storia millenaria, era una delle mete preferite. Ad affascinare i viaggiatori non erano solo le città più antiche, ma anche i centri urbani minori e i piccoli borghi. Venire nel Belpaese era un occasione di rigenerazione per molti artisti e intellettuali. Fra questi figura Johann Wolfgang Goethe, sublime letterato e poeta, che tra il 1786 e 1788 attraversò lo Stivale. Tra le tante tappe, quella casertana fu una di quelle che maggiormente colpì il tedesco. Più di un secolo dopo un altro grande scrittore restò affascinato dagli scorci di Caserta: Salvatore Di Giacomo. Nelle prossime righe parleremo proprio di queste due straordinarie testimonianze del paesaggio casertano!

Grandi palazzi e antiche rovine

Quando Goethe varcò i confini dell’Italia aveva trentasette anni. Il viaggio, che si dimostrò un’occasione di rinascita artistica per il letterato tedesco, durò circa due anni tra il 1786 e 1788. Alla fine di questa esperienza Goethe pubblicò un’opera in due volumi dal titolo Viaggio in Italia (1816-17). Nel 1829 ne pubblicò poi un terzo sulla sua seconda visita a Roma. Tra le pagine del saggio, l’autore narra anche della sua tappa casertana.
Goethe arrivò Caserta il 14 marzo del 1787, per soggiornare soltanto un paio di giorni, il tempo visitare la Reggia di Caserta e la campagna circostante. Appena arrivato raggiunse l’amico e pittore Jakob Philipp Hackert, il quale alloggiava nella parte vecchia della Reggia. Goethe restò colpito dalla grandezza del nuovo palazzo reale, ma soprattutto dal verde nel quale era immerso. Nella sua descrizione lo paragonò al palazzo dell’Escurial di Madrid.

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Ritratto di Johann Wolfgang von Goethe

Tuttavia nelle sue considerazioni l’umanista non mancò di avanzare qualche perplessità rispetto alla vastità del palazzo, a suo avviso grande, ma poco animato. Due giorni dopo andò a visitare le rovine dell’antica Capua e le campagne pianeggianti della Campania Felix. Nel descrivere il paesaggio casertano Goethe restò stupito dalla rigogliosità dei campi di grano e lino; inoltre ciò che affascinò la vista del tedesco furono gli enormi pioppi che facevano da ombra al terreno. Tra le particolarità di quel giorno di metà marzo, il giovane poeta nel suo resoconto annotò la presenza della neve sui monti circostanti. Un aspetto climatico che causò folate di vento freddo nel casertano, rendendo l’esperienza ancora più emozionante.

Paesaggio casertano: la bellezza è in salita

Salvatore Di Giacomo è da sempre associato alla travolgente cultura folkloristica napoletana. Per tutta la sua attività di scrittore, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, fu innamorato della cultura popolare napoletana e dei suoi personaggi pittoreschi. Ma il letterato per un periodo della sua vita si dedicò anche al paesaggio casertano. Infatti, nel 1924 pubblicò una guida artistica intitolata Da Capua a Caserta. In questo libro Di Giacomo descrisse in modo scrupoloso le bellezze artistiche che incontrò nel suo tragitto tra i vari centri di Terra di Lavoro. Una delle tappe che affascinò lo scrittore fu il borgo di Casertavecchia, che raggiunse grazie ad una carrozza turistica del tempo. Questa infatti, era trainata da quello che nella guida Di Giacomo definì in modo simpatico «magro cavalluccio obbediente».

Paesaggio casertano - Salvatore Di Giacomo
Salvatore Di Giacomo

Lungo il percorso l’attenzione del poeta si soffermò sull’estesa campagna casertana, che le luci della stagione autunnale rendeva ancora più suggestiva. Lo scrittore nel descrivere i Monti Tifatini li paragonò ad una naturale cornice che racchiudeva in un’enorme conca verde i campi coltivati. Il colore dei terreni si presentava di un verde luminoso e allo stesso tempo sbiadito a seconda del tipo di coltivazione. Arrivato in cima Di Giacomo restò ammaliato dalle strette stradine del borgo, illuminate dai timidi raggi di sole autunnale. L’aria fresca di prima mattina si univa al profumo delle botti di vino d’uva asprina proveniente da una taverna presso la quale sostò la carrozza. Un ambiente molto diverso dalla sua eccentrica Napoli, ma non meno piacevole.

Il paesaggio casertano nei ricordi dei poeti ultima modifica: 2021-12-28T11:27:27+01:00 da Giuseppe Biondo

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Bellissimo!

Vero! Molto interessante, poi il turismo é diventato un turismo di massa. 

Julieta B. Mollo

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