Piccolo, antico e con una serie infinita di vicoli in marmo e pietra, il borgo di Casertavecchia veglia su Caserta da secoli. Proprio come un genitore che osserva minuziosamente le azioni del figlio, il piccolo borgo medievale si trova sulla collina che sovrasta la città. E come tutti i villaggi dalle antiche origini, Casertavecchia è avvolta da tanti misteri e leggende.
Le fate in aiuto dei casertani
Le origini di Casertavecchia risalgono al VII secolo per opera dei Longobardi, anche se vi sono testimonianze di insediamenti già all’epoca dei romani. Grazie alla sua posizione è possibile, dal punto più alto, controllare tutta la valle fino alla costa. Questo fattore l’ha resa una meta ambita da tutti i popoli che, nel corso dei secoli, hanno dominato nel Sud Italia.
Nel periodo normanno il borgo crebbe notevolmente, tanto da farla divenire sede vescovile. Iniziarono così i lavori per diverse importanti opere urbanistiche, tra cui la costruzione della chiesa di San Michele Arcangelo.
L’edificio, una volta ultimato, impressionò non poco gli abitanti del borgo. Le sue colonne di epoca romana provenivano da diversi templi pagani, tra cui quello dall’antica Calatia, vicino l’odierna Maddaloni. Ma com’è stato possibile trasportare quelle imponenti colonne di marmo con i mezzi di allora? Sempre secondo la leggenda furono le fate dei monti Tifatini a trasportarle dalla pianura fino in collina. Senza farsi pregare, le piccole creature magiche si caricarono in spalla le pesanti colonne e volarono in direzione del borgo. E non lo fecero per soldi o altro, ma semplicemente per la gloria eterna.
Una bella leggenda, ma da recenti studi sembra proprio che quelle colonne provengano dalla valle sottostante. Che ci sia stato veramente lo zampino delle fate?
Il campanile con la testa di Mussolini
A destra del Duomo svetta, con i suoi 32 metri d’altezza, il campanile. Terminato nel 1234, presenta cinque piani con diverse bifore, ovvero delle finestre tipiche del periodo gotico. Sopra le bifore del quarto piano, su ogni lato, sono presenti diverse sculture. Sul lato nord è possibile ammirare una figura umana con una colomba in mano, ad est invece una testa di un uomo barbuto. Anche i restanti lati presentano la testa di un uomo. Quella che affaccia ad ovest, in particolare, possiede una caratteristica un po’ inquietante: ha le fattezze di Benito Mussolini.
La somiglianza con il Duce ha subito scatenato la fantasia dei locali che hanno iniziato a far circolare diverse leggende. Alcuni dicono che fu una premonizione del borgo nei confronti di una delle pagine più buie del paese, altri che fu per mostrare la lealtà al regime fascista del borgo o che si trattasse, al contrario, di un modo per denigrare lo stesso Mussolini. Il mistero, insomma, è ancora irrisolto.
Il fantasma di Casertavecchia
Casertavecchia ha con fate e spiriti un rapporto speciale. Secondo la leggenda la torre normanna è abitata da secoli da un fantasma. Ma non un fantasma qualsiasi, bensì quello di Siffridina, consuocera di Federico II di Svevia. Ella era infatti legatissima al borgo di Casertavecchia, e non perdeva occasione per visitarlo e passarci intere giornate. All’arrivo di Carlo d’Angiò, Siffridina rimase fedele alla casata sveva e venne imprigionata nel Castello di Trani (in Puglia). Sola e abbandonata, la donna più che la prigionia soffrì la lontananza dal suo amato borgo casertano. Alla sua morte lo spirito fece ritorno a Casertavecchia, trovando dimora nel torrione del castello. Quando il silenzio domina, secondo la leggenda, è possibile udire il passaggio e le parole della stessa Siffridina.
La Casa delle Bifore
Fate e spiritelli hanno animato la genialità di molte persone, sia residenti che di passaggio. È il caso di Ursula, donna di origine tedesca che si innamorò dell’antico borgo. Talmente innamorata che un giorno decise di acquistare un vecchio rudere e trasformarlo nella famosa Casa delle Bifore. Qui incominciò a realizzare raffigurazioni di tutte quelle creature magiche che popolano da secoli l’immaginario casertano: fate, spiritelli ed altro ancora. La finestra della sua officina di magia (una bifora che affaccia lungo uno dei tanti vicoletti) è diventata ormai una vera e propria attrazione per tutta Casertavecchia.