Compare Lupo e comare Volpe: l’antica favola di Raviscanina

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La favola raviscaninese del lupo e della volpe

Favola Raviscanina

Un tempo, a Raviscanina, le famiglie di contadini si riunivano spesso. Davanti ad un bel fuoco si danzava, si suonava e si raccontavano storie. E mentre la fiamma illuminava, le parole accompagnavano la fantasia ed i ricordi di intere generazioni. Stornelli, proverbi e favole erano custodi di ideali e valori. Da essi, dunque, è possibile cogliere lo spirito popolare di un luogo. Scopriamo insieme quello di Raviscanina rispolverando l’antica favola locale del lupo e della volpe.

La favola del lupo e della volpe

C’erano una volta un lupo ed una volpe, compari di lunga data. Il lupo era particolarmente ingordo, mentre la volpe era scaltra e paziente. Un giorno l’amico Lupo bussò alla porta della comare Volpe. Ella appena lo vide dallo spioncino si precipitò fuori casa per non farlo entrare. «Caro, come mai da queste parti?» chiese Volpe. «Comare mia, sentivo un buon profumino» e così dicendo spalancò la porta di casa e si trascinò dentro. Notò subito un pentolone di polenta e che dal soffitto penzolava una moltitudine di sarache (o saracche, specie di pesce). Si sedette a tavola autoinvitandosi a pranzo.

La volpe: uno dei protagonisti della favola di Raviscanina

Il saracaro di Raviscanina

Mentre pranzavano, il lupo non staccava gli occhi dal soffitto e appena l’amica si distraeva, tirava giù ed ingoiava una saraca. «Compare Lupo» intervenne la volpe «le vedi tutte queste sarache?!» – «Si comare. Dove le hai prese?». Volpe sorrise e cominciò a spiegare il suo stratagemma: «Tutte le sere a mezzanotte, per questa strada passa il saracaro di Raviscanina. Ieri notte ho finto di essere morta e mi sono fatta trovare sul ciglio della strada. Quando l’uomo è passato mi ha vista e si è fermato. “Pure questa è buona” ha detto caricandomi sulla sua ape. E mi ha scaricata nel magazzino insieme ai pesci. Quando sono rimasta sola ho riempito due sacchi di sarache e me ne sono andata dalla finestra».

Favola Il Lupo e La Volpe Raviscanina

«Ma che furbizia! Voglio provare anche io!». Così, quella stessa notte, il lupo si sdraiò sul ciglio fingendo di essere morto. Il saracaro passò puntuale e si fermò: «Questo pure è buono» disse avvicinandosi a Lupo. Poi ripensò a cosa era successo la notte prima. Per non essere nuovamente ingannato volle assicurarsi che l’animale fosse davvero senza vita. Prese un bastone e cominciò a picchiarlo con tutta la forza. Lupo balzò in aria dal dolore. «Ah ma allora sei vivo!» costatò il saracaro. E continuò a picchiarlo più forte.

La mangiata di agline (galline)

Il giorno dopo, il lupo si presentò a casa di Volpe furioso e pieno di lividi: «Comare mia, oggi mangio te!» digrignò minaccioso. «No, compare, non mangiarmi! Questa sera ti porto a fare una mangiata di agline (galline)!». Il lupo subito si rallegrò, l’invito era interessante. A mezzanotte i due animali entrarono in azione. Attraverso un buco nella rete, si infiltrarono nel pollaio ed iniziarono a banchettare. Volpe, dopo ogni gallina che mangiava, andava a misurarsi nella fessura della recinzione. Lupo, invece, mangiava con avidità e senza controllo. «Comare, ma perché vai avanti e dietro?» domandò il lupo accorgendosi dello strano spostamento dell’amica. «Compare, tu mangia tranquillo, io controllo se arriva il padrone!» rispose il furbo animale.
L’uomo, avendo sentito lo starnazzare delle galline, non tardò ad arrivare. Volpe diede l’allarme e sgusciò via per la fessura della rete. Lupo, invece, che aveva mangiato a dismisura, era diventato così grasso che non riuscì ad infilarsi nel buco. Così il padrone del pollaio lo riempì di mazzate.

 Il Lupo e La Volpe nel pollaio Raviscanina

La maciotta di caso nel pozzo

Solo dopo due giorni, il lupo riuscì a recuperare le forze per bussare a casa della volpe. Era furioso ed intenzionato a mangiarla. Ma anche questa volta, lo scaltro animale riuscì a tranquillizzarlo proponendogli una nuova impresa. E quella stessa notte di luna piena partirono alla volta del pozzo del paese. La missione era quella di recuperare la maciotta di caso (forma di formaggio) che si vedeva nel fondo della cisterna. In realtà, non era che il riflesso della luna nell’acqua. Prepararono una fune e tirarono a sorte per decidere chi sarebbe sceso nel pozzo e chi sarebbe rimasto a reggere la corda. Toccò alla volpe scendere. Legatasi la corda in vita si fece calare nel pozzo fino al pelo dell’acqua.
«Compare Lupo, devi sentire che bell’odore! Un formaggio ben stagionato!» – mentì – «Ma le mie zampe sono corte, non ci arrivo» si rammaricò.

Il pozzo di Raviscanina nella favola

Allora, il lupo, con l’acquolina in bocca, la tirò subito fuori e decise di scendere personalmente. Ma quando arrivò al pelo dell’acqua capì che l’impresa era pericolosa: «Tirami sopra» iniziò a gridare, ma più gridava e più la volpe lo calava nell’acqua. «Questo è per Cerula e Palomma!» disse la volpe mollando la fune e lasciandolo annegare.
Cerula e Palomma erano due agnellini. Volpe anni addietro li aveva adottati e cresciuti con amore. Ma Lupo, ghiotto qual era, con inganno li aveva mangiati in un sol boccone. La sua golosità era stata più forte dell’amicizia. E da allora, la volpe aspettava con pazienza il momento giusto per vendicarsi.

La morale della favola

Morale della favola? Con ingegno e pazienza è possibile riscattarsi dai torti subiti, perché ognuno prima o poi paga le conseguenze delle proprie cattive azioni. Infine, la storia vuole fare da monito: non siate ingordi come il lupo! Rispetto, amore ed amicizia sono valori più importanti dei piaceri effimeri ed insaziabili.

Si ringrazia Nonna Rosa di Raviscanina, che raccontandoci questa favola l’ha resa indelebile nelle nostre memorie, e Matteo Pinelli per la favolosa foto di copertina.

La favola raviscaninese del lupo e della volpe ultima modifica: 2018-06-07T17:38:53+02:00 da Luisa Masiello

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