Il 20 gennaio a Caserta si festeggia San Sebastiano

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San Sebastiano, il co-patrono di Caserta

Régnier San Sebastiano 1660

Il 20 gennaio a Caserta si festeggia San Sebastiano, co-patrono della città insieme a Sant’Anna. Nato a Narbona, nell’attuale Francia Meridionale, ricevette un’istruzione cristiana a Milano e divenne un ufficiale dell’esercito imperiale. Scoperta la sua fede, tuttavia, fu condannato a morte dal più violento persecutore dei cristiani, Diocleziano.

Un cristiano al servizio dell’Imperatore

San Sebastiano, come detto, nacque intorno al 256 a Narbona, città di straordinaria importanza strategica nella Gallia romana. Da bambino fu educato a Milano, dove entrò a contatto con i principi della fede cristiana. Dotato di grande coraggio e fine intelligenza, riuscì a farsi strada in pochi anni nell’esercito imperiale. Prima diventò un alto ufficiale, poi ricevette l’investitura della prestigiosa carica di comandante della prima coorte pretoria, che era a diretta difesa di Diocleziano. Nonostante la linea fortemente intollerante dell’Imperatore, Sebastiano non ebbe nessun timore nel diffondere la fede cristiana fra i funzionari e militari. Inoltre si curò spesso di dare degna sepoltura ai martiri e sostenere i cristiani incarcerati.

Fu proprio durante un processo a due giovani cristiani che Sebastiano compì il suo primo prodigio. I due ragazzi, Marco e Marcelliano, nonostante le pressioni del padre Tranquillino che aveva chiesto un rinvio del processo, erano restii a rinnegare la fede cristiana. Colti dalla paura di una sicura condanna, tuttavia, i due erano sul punto di cedere, quando Sebastiano li persuase dall’intento. Mentre parlava con loro, il volto di Sebastiano si irradiò di una luce celestiale. Zoe, moglie del capo della cancelleria imperiale Nicostrato, che era muta da sei anni, si inchinò al santo che le fece il segno della croce sulla bocca, ridonandole la voce miracolosamente. In seguito all’episodio i presenti si convertirono al cristianesimo e subirono tutti un violento martirio.

Le due condanne a morte

La voce del prodigio arrivò anche all’Imperatore che si indignò di fronte alla scoperta che Sebastiano fosse cristiano. Dopo averlo accusato di tradimento, lo condannò a morte. I soldati lo legarono ad un palo sul colle Palatino, dopo averlo denudato, e lo trafissero con un grande numero di frecce. Credendolo morto, lo abbandonarono lì, cosparso di sangue, affinché gli animali selvatici si cibassero delle sue carni. Ad evitare che questo accadesse intervenne Santa Irene di Roma, che si adoperò per dare una sepoltura alla salma. In quel momento, però, si accorse che Sebastiano era incredibilmente ancora vivo e lo portò nella sua dimora sul colle Palatino per curarlo.

San Sebastiano Dipinto

Il martirio di San Sebastiano nel dipinto di Antonio del Pollaiolo. Fonte: Settemuse

San Sebastiano, le cui ferite si sanarono prodigiosamente in pochi giorni, decise di sfidare pubblicamente Diocleziano, proclamando la sua fede durante un rito pagano in onore del Sole Invitto. In questa occasione il santo rimproverò duramente l’Imperatore e il suo associato Massimiano per le feroci persecuzioni attuate ai danni dei cristiani. Diocleziano, come era prevedibile, andò su tutte le furie e ordinò che Sebastiano venisse flagellato fino alla morte. L’esecuzione del martirio avvenne nel 304 nell’ippodromo del Palatino da parte dei soldati romani, che gettarono il corpo esanime del santo nella Cloaca Maxima, il condotto fognario di Roma.
Il culto del santo si è diffuso sin dai decenni successivi al suo martirio, anche grazie alla Passio Sancti Sebastiani, scritta dal monaco Arnobio il Giovane nel V secolo e alla Legenda Aureala raccolta agiografica di Jacopo da Varagine.

San Sebastiano, il co-patrono di Caserta ultima modifica: 2019-01-18T10:36:47+01:00 da Luigi Bove

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