Battaglia del Volturno: lo scontro che decise le sorti dell'Italia - itCaserta

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CASERTA NEI SECOLI

Battaglia del Volturno: lo scontro che decise le sorti dell’Italia

battaglia del volturno

Il Risorgimento, a differenza di quanto si possa credere, non fu caratterizzato da grandi ed epici scontri armati, ma da una serie di piccoli combattimenti lungo tutta la Penisola. C’è però una battaglia campale divenuta simbolo di tutto il movimento, che ha mostrato al mondo l’abilità tattica di Garibaldi e l’impreparazione dei generali borbonici. Stiamo parlando della Battaglia del Volturno, da tutti ritenuta come quella decisiva per la caduta del Regno delle Due Sicilie e l’unificazione del Paese.

Il piano di Ritucci

Siamo nel 1860, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Gran parte dei territori borbonici sono ormai sotto il controllo delle truppe di Garibaldi mentre Francesco II, ultimo re delle Due Sicilie, si trova asserragliato tra Capua e Gaeta. Nonostante tutto la guerra non è ancora finita. I Borbone dispongono infatti di oltre 30mila uomini e diversi pezzi di artiglieria. Con questo esercito Francesco II decide quindi di organizzare una controffensiva con l’obiettivo di riprendersi Napoli. Per fare questo affida il comando generale a Giosuè Ritucci che posiziona i soldati appena fuori i confini di Caserta. Qui sono stanziati circa 20mila garibaldini che hanno un solo ordine: mantenere il controllo delle vie di comunicazione verso l’ex capitale del Regno. Le truppe sono ormai schierate, il luogo dello scontro è deciso. Tutto è pronto per la Battaglia del Volturno.

battaglia del volturno

Mille a Capua di Vizzotto Alberti

Piccoli combattimenti tra il 26 ed il 30 settembre anticipano quello principale che si consumerà il primo ottobre. A comandare i ventimila mille oltre a Garibaldi ci sono tanti altri abili generali: Stefano Turr, Nino Bixio, Giacomo Medici e Gaetano Sacchi. Ritucci si affida invece a von Mechel, Ruiz de Balestreros e Filippo Pisacane. Uomini fedeli al Re, abili generali, ma alcuni di loro non si dimostreranno all’altezza nel momento decisivo. E questo si rivelerà fatale ai fini della guerra.
Il piano di Ritucci era quello di impegnare Garibaldi su tre fronti distinti: Maddaloni, Sant’Angelo in Formis e Santa Maria Capua Vetere, per poi concentrarsi a Caserta. Per fare ciò era necessaria una coordinazione quasi perfetta tra tutti i battaglioni. Cosa che però non avverrà.

La Battaglia del Volturno

La mattina del primo ottobre von Mechel e 3mila uomini muovono verso i Ponti della Valle, vicino Maddaloni. Ad attenderli c’è Bixio con diversi garibaldini, deciso a non lasciar passare il nemico anche a costo della vita. La battaglia è lunga ed estenuante, ma Bixio respinge l’attacco grazie alle tante riserve che accorrevano da Caserta. Von Michel, che durante lo scontro aveva perso il figlio, si ritira quindi verso Dugenta in attesa dei rinforzi che però non arriveranno. L’altro schieramento guidato da Ruiz (che doveva unirsi a quello di von Michel) viene infatti rallentato da Pilade Bronzetti e dai suoi 300 garibaldini stanziati a Castel Morrone. Nonostante l’inferiorità numerica, questi riescono ad impegnare 2mila soldati borbonici per diverse ore. Terminata la guerra, l’episodio sarà paragonato a quello dei 300 spartani.

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Monumento commemorativo in onore di Pilade Bronzetti – Castel Morrone

Superato Castel Morrone, Ruiz arriva a Caserta Vecchia dove viene a sapere della ritirata di von Michel. Decide quindi di ordinare anch’esso la ritirata provocando le ire dei soldati che volevano soccorrere i loro compagni giù a valle. Tra discussioni, ammutinamenti e fughe varie, le truppe borboniche si ritrovano di colpo circondate da quelle garibaldine. E per Ruiz fu scacco matto.
Nel frattempo, tra Sant’Angelo e Santa Maria, si consumano gli scontri più violenti. Già dalle prime luci del mattino il rumore assordante dei cannoni riecheggiava in tutta l’area. Ritucci conquista un po’ di terreno, ma è costretto poi ad indietreggiare per l’arrivo delle riserve guidate dallo stesso Garibaldi. In soccorso di Ritucci giunge Francesco II con la sua guardia reale per dare manforte e morale alle truppe, ma i soldati scelti borbonici fuggono ancor prima di dare battaglia. Tra questi i famosi Granatieri reali, truppe scelte considerate l’elitè del Regno.

La sconfitta borbonica

Alla fine della giornata il comando supremo borbonico ordina la ritirata. La Battaglia del Volturno aveva decretato la sconfitta definitiva del Regno delle Due Sicilie. Non tanto per le perdite (i caduti furono, per entrambi gli schieramenti, di 300 uomini circa), quanto per il duro colpo morale subito. Nessuno fu infatti capace di riorganizzare un nuovo attacco prima dell’arrivo da nord dei piemontesi.
A rivelarsi fatale fu l’incapacità degli uomini di alto rango nel guidare i soldati in battaglia. Questi ultimi si dimostrarono determinati e fedeli al Re, ma senza una guida valida finirono sbaragliati dal nemico. I garibaldini invece, oltre a grande tenacia e coraggio, vennero guidati da alcuni dei migliori generali dell’epoca. Essi furono capaci di adattarsi al campo di battaglia, cambiando strategia a seconda della situazione. Inoltre la coordinazione perfetta delle riserve stanziate a Caserta permisero di avere un esercito sempre fresco e riposato, anche dopo 12 ore di combattimento.

Acquedotto carolino

Ponti della Valle – Qui un c’è un ossario per commemorare i caduti della Battaglia del Volturno

Nelle settimane seguenti, Francesco II attese invano a Gaeta aiuti stranieri. Con la consapevolezza della disfatta del suo regno, si recò in esilio a Roma per poi lasciare definitivamente l’Italia qualche anno dopo. Morirà in Trentino (all’epoca territorio austriaco) nel 1894, ponendo di fatto la parola fine alla lunga dinastia borbonica.

In copertina: Mille a Capua di Vizzotto Alberti – Torre di San Martino della Battaglia (Brescia)

Battaglia del Volturno: lo scontro che decise le sorti dell’Italia ultima modifica: 2017-10-01T10:36:50+02:00 da Gabriele Roberti

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