La Fontana degli Zitielli: il mistero dei bambini di Ailano

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CURIOSITÀ MITI E LEGGENDE

La “Fontana degli Zitielli”: paura e folclore ad Ailano

La Fontana dei Zitielli

Malefici e leggende, storie di streghe e di fatture, volti imputriditi e segnali del maligno! A Caserta, come anche nella sua provincia, sono diverse le curiosità inquietanti che riguardano vicende soprannaturali. Ancora oggi qualche anziano signore narra tali episodi, e non senza un pizzico di dubbio sul fatto che siano frutto di verità o mera finzione. Oggi vi parliamo della Fontana degli Zitielli, posta tra il comune di Ailano e quello di Raviscanina. Siete pronti a farvi spaventare?

La Fontana degli Zitielli: fatti di janare e di Santi!

La Campania è una terra piena di colore e superstizione, e il territorio di Caserta è intriso di leggende che da secoli guarniscono il panorama culturale dell’intera regione. Una delle più particolari è quella relativa ad una modesta contrada nei pressi di Ailano, Fragnitiello. Secondo quanto riporta il racconto popolare, questo luogo immerso nella natura avrebbe ospitato, in un tempo lontano, una fontana nella quale era stato lavato Gesù Bambino. Ogni bambino che si credeva stregato dalle cosiddette janare, doveva essere liberato dal crudele incantesimo bagnandosi nelle sue miracolose acque. Le mamme di Fragnitiello e limitrofi si recavano quindi nei pressi della Fontana degli Zitielli (cioè dei bambini), per sciogliere le fatture perpetrate ai danni dei piccoli malcapitati. Le amorevoli donne si mettevano così in ginocchio, recitando sette Salve Regina alla Madonna Addolorata, sette Padre Nostro, sette Ave Maria e sette Gloria a Gesù Bambino.

La Fontana degli Zitielli ospitava i bambini stregati dalle janare

Le janare, le streghe tipiche dell’entroterra casertano e beneventano, erano spaventose e crudeli

La catarsi prevedeva che il bambino venisse lavato, e che gli venissero tagliate le unghie delle mani e dei piedi. In seguito questi resti, assieme a qualche capello, tre acini di fave e un po’ di pane, venivano raccolti in una tela. Qualora la massa fosse affondata, il piccolo era destinato a morte prematura. Se invece ciò non accadeva, si prospettava per lui una vita lunga e felice. Dopodiché, le mamme prendevano i loro figli in braccio, e passavano nove volte da una parte all’altra della fontana, ripetendo una formula: «passo e strapasso e lu male re gliu figliu miu cca lu lassu» (passo e ripasso, il male del mio bambino lo lascio qui). Si narra, poi, che nei pressi della fonte comparisse un serpente enorme, che senza far male a nessuno, scompariva poco dopo…

L’antropologia e il culto: oltre la leggenda

Questo misterioso complesso di riti posti in atto per scongiurare una fattura, è stato indagato da Domenico Caiazza nel suo contributo Il territorio alifano in età sannitica. Secondo lo studioso, vi è una connessione tra lo schema attuato dalle mamme della contrada di Ailano e quello tradizionale della fonte come acqua purificatrice. La leggenda sulla Fontana degli Zitielli sarebbe quindi legata a prassi rituali antiche, con sacrifici e offerte votive agli dèi. Una prova di ciò è il potere rivelatore della fontana, la quale fornisce un responso sulla vita e sulla morte dei fanciulli. Anche la presenza del gigantesco rettile fa pensare che sussista un collegamento con la sfera infernale, con un diretto riferimento al mito di Orfeo ed Euridice (non bisognava, anche in questo caso, voltarsi indietro). Dettaglio ancora più inquietante della faccenda, sarebbe quello relativo al vero esito del responso.

La Fontana degli Zitielli era scenario di riti che si rifacevano al mito orfico

Il mito di Orfeo ed Euridice è uno dei più famosi della mitologia greca

Originariamente non era una parte degli abiti del piccolo ad essere gettata nella fonte, ma il bimbo stesso! Qualora avesse galleggiato, avrebbe avuto salva la vita. Successivamente la rischiosa pratica si mosse verso forme più ortodosse, in cui il bambino veniva solo lavato. Al suo posto, venivano lanciate nella fontana parti del suo corpo, in sua vece (unghie, capelli, ecc.). Se si viaggia figurativamente nel tempo, questo rito è assimilabile a quello della dea Cerere, che corrisponderebbe alla figura femminile pagana della Vergine Maria. Infatti anche lei aveva perduto la sua amata figlia, Proserpina, così come accadde per la Madonna. Al di là della spiegazione teorica e antropologica di tale usanza, è pur vero che l’alone di mistero che ancora oggi gravita intorno a questa vicenda è ragguardevole. Che la nostra storia sia costituita anche (e soprattutto) da ciò che non vediamo?

La “Fontana degli Zitielli”: paura e folclore ad Ailano ultima modifica: 2019-04-30T08:52:08+02:00 da Marcella Calascibetta

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